Schmid: Tessuti e tecnologie per la calzatura

Schmid: Tessuti e tecnologie per la calzatura

Dalla stretta collaborazione tra l’azienda di San Giuliano Milanese, stilisti internazionali, scuole di moda e personaggi di tendenza, nascono collezioni di nuova generazione realizzate con qualità artigianale. Il presidente Paolo Ciccarelli ci racconta la storia di un marchio dal nome tedesco, ma che opera nel settore del converter come partner dello sviluppo del made in Italy nel mondo.

Il marchio Schmid nasce ufficialmente nel 1942. Il fondatore, Walter Schmid, è uno svizzero tedesco giunto in Italia per avviare un ufficio di rappresentanza di articoli tecnici per il settore della calzatura. Ai fogli di rinforzo, filo cucirino, fibbie, bottoni si aggiungono ben presto quei tessuti e materiali pensati appositamente per costruire la tomaia. Tutti prodotti tedeschi di alta qualità che consentono alla Schmid di acquisire una clientela importante e di garantirsi quella redditività che, nel periodo della finanza arrembante e aggressiva, fa entrare l’azienda sotto la lente di ingrandimento di alcuni potenziali investitori finanziari. Siamo agli inizi degli anni Ottanta, ma già verso la fine del decennio la Schmid si trova nella condizione di aver ormai esaurito la sua spinta alla crescita: Walter Schmid è anziano e suo figlio non intende proseguirne l’attività. La società viene venduta nei primi anni Novanta a un fondo di private equity che la gestisce senza una forte presenza manageriale: ha inizio una fase di declino che vede la Schmid passare da un fondo all’altro, con interessi di carattere speculativo più che connaturati allo sviluppo aziendale. L’impresa perde la rappresentanza di grandi marchi commerciali e il volume di affari e la marginalità diminuiscono in maniera sensibile. Da qui l’esigenza di chiamare qualcuno che fosse in grado sia di risanare l’azienda dal punto di vista finanziario sia di rilanciarla sotto l’aspetto industriale. Nel 2011 inizia la svolta: il fondo francese all’epoca azionista di riferimento insieme con il gruppo residuo di azionisti delle gestioni precedenti affidano la presidenza a Paolo Ciccarelli, ex Chief Financial Officer del gruppo London Stock Exchange e di Barclays in Italia, aziendalista esperto di operazioni straordinarie, che si dedica inizialmente alla supervisione delle tematiche di carattere finanziario, di governance e di relazione tra i vari investitori, i quali però dichiarano successivamente il loro limitato interesse a supportare l’attività aziendale. La banca che a suo tempo aveva finanziato l’ultima operazione di acquisizione è invece ancora disposta a credere nella Schmid a condizione che ci siano delle persone interessate a prenderne in mano la gestione e la proprietà. Su queste basi, dal dicembre 2013 a oggi Paolo Ciccarelli organizza e realizza il piano di rilancio della società e il passaggio della proprietà dalla precedente struttura azionaria a un gruppo di quattro azionisti decisi a investire tempo, risorse e competenze nella “nuova” impresa.

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Paolo Ciccarelli, quali sono gli obiettivi della Schmid per il 2015?

Il 2015 inaugura una Schmid ristrutturata dal punto di vista societario, produttivo, commerciale, organizzativo grazie al lavoro svolto in oltre due anni di intenso turnaround. Affrontiamo il 2015 con una nuova compagine azionaria costituita da un team di quattro azionisti con competenze specifiche e complementari, due dei quali, il direttore generale Vittorio Onetti e io, impiegati quotidianamente in azienda. Da qui partono i programmi di sviluppo, promozione e riposizionamento del marchio e di diversificazione in settori tradizionalmente non appartenenti al core business aziendale, ma che promettono una crescita interessante in termini di fatturato e di marginalità.

Qual è la vostra sfida?

Al di là della responsabilità sociale di salvare una realtà che genera costantemente risorse finanziarie e dà lavoro a più di venti collaboratori e a un indotto importante, abbiamo voluto rilanciare un marchio con un ruolo storico e un’elevata visibilità nel sistema produttivo italiano e internazionale, capace di servire in maniera unica un settore trainante del made in Italy nel mondo come quello degli accessori moda. I nostri numeri sono in crescita proprio perché abbiamo la fortuna di poter accontentare un comparto che produce anche per l’esportazione.

Per completare il processo di ristrutturazione occorre anche un lavoro di trasformazione culturale.

Certamente, dopo anni di stallo stiamo creando le premesse per instaurare una mentalità diversa, dove sia determinante non tanto ricoprire un ruolo, ma soprattutto il modo in cui ognuno svolge il proprio compito e spinge gli altri a fare altrettanto. Da qui un team che affronta i problemi e studia le soluzioni in comune, con un dialogo aperto tra le varie funzioni all’interno dell’azienda.

Decisivo è anche il tema della proposizione, della capacità di reazione che costituisce di per sé un servizio al cliente.

Vendiamo un articolo che va reso disponibile nelle quantità, nei tempi e con la qualità richiesti da un comparto, come quello della moda, che a sua volta deve produrre in determinati periodi ed essere in grado di riassortire rapidamente. Non essendo esclusivisti di brevetti, se vogliamo proporci in maniera credibile in questo settore dobbiamo parlare la lingua dei grandi marchi internazionali. Non possiamo prescindere dalla combinazione di prodotto e servizio e da una qualità inattaccabile. I nostri clienti si dividono in due categorie. Le grandi case di moda non hanno bisogno di Schmid per identificare le loro tendenze, però necessitano di un supporto di tipo tecnico e di stimoli per poter inventare. La nostra relazione con i maggiori stilisti consiste nel proporci come partner mettendo a loro disposizione, in anticipo rispetto agli altri fornitori, un ventaglio di prodotti di alta qualità perché possano immaginarne o ampliarne l’utilizzo. Poi ci sono quelle marche con un sell out importante, che devono poter innovare le proprie collezioni senza l’obbligo di investire nella ricerca le stesse risorse dei grandi brand: per questa fascia di clientela abbiamo in atto alcune collaborazioni con stilisti e cool hunter in grado di fornirci le linee guida lungo le quali il nostro ufficio prodotto, che ha una profonda competenza tecnica del materiale, sviluppa nuove proposte e suggerimenti. Senza dimenticare la nostra presenza alle più importanti fiere di settore, a Milano e a Parigi.

Intendete innovare anche la comunicazione?

Certamente: nel 2015 il trend book della Schmid costituirà un “evento” nel settore della calzatura, per le modalità di presentazione dei contenuti e per il suo timing. Abbiamo anche un nuovo sito internet e a partire dalla prossima edizione di Lineapelle lavoreremo oltre che sul front desk anche sul back office. Tutto questo ci consentirà di dialogare a pari livello con le maison di moda e di diventare i loro partner preferenziali.

Siete conosciuti come “quelli del raso e del glitter”. Quali altri materiali avete in serbo per le prossime tendenze?

È vero, siamo conosciuti come “quelli” del glitter, del raso e del velluto, ma abbiamo tutta una serie di altri prodotti che, per qualità e prezzi, ci rendono fortemente competitivi. Siamo anche rete, vinile e poliuretano, nylon, lycra e neoprene, oltre a pizzi e paillette che costituiscono la parte storica dell’azienda, nonché microfibra, lana lavorata jacquard e molto altro ancora.

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Particolari della collezione Schmid: più di cento varianti di colore per il raso nelle versioni seta/viscosa, poliestere, lucido, semiopaco; il glitter viene rinnovato stagione dopo stagione; la rete garantisce trasparenze ed effetti speciali; vinile e poliuretano sono prodotti rispettando le più recenti normative internazionali sulla protezione dell’ambiente, con speciali procedimenti che li rendono più lucidi e trasparenti; i tessuti ricamati vantano disegni raffinati eseguiti con flati preziosi; i velluti sono unici per lucentezza e morbidezza al tatto.

Tratto dal magazine Modapelle Shoes & Bags

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